24 febbraio 2011

Élisabeth Vigée-Le Brun


La pittrice francese Elizabeth Vigée Le Brun, tra i più prolifici ritrattisti della storia dell'arte, aveva 27 anni ed era già una pittrice affermata, in un secolo come il diciottesimo che vide l'affermazione di molte artiste donne, quando si ritrasse nell' Autoritratto col fiocco rosso (uno degli innumerevoli ritratti che fece a se stessa nelle varie epoche della sua vita).

Con cappello piumato, capelli personalmente acconciati in modo leggero, abito in mussola bianca e fiocco rosso, è bella e splendente come una ragazzina, ma non priva di sensualità e sicurezza del proprio fascino.

Scarse sono le fonti d'informazione sul suo conto, ma non c'è museo al mondo che non possieda qualcuno dei suoi innumerevoli quadri (sono più di 900 dipinti, tra i quali paesaggi, dipinti storici e 700 ritratti, 30 dedicati alla sua mecenate ed amica, la regina Maria Antonietta), testimonianze pittoriche delle abitudini, degli avvenimenti e dei personaggi più rappresentativi dell'Europa e della Russia del periodo a cavallo tra il diciottesimo e il diciannovesimo secolo.

Suo padre, Louis Vigée, era pastellista. Di sua madre si dice che fosse bella e saggia. Battezzata nella chiesa di Saint-Eustache a Parigi, fu poi messa a balia in campagna, a Épernon. Fu riportata a Parigi a sei anni, e messa in collegio al convento della Trinità. Qui si notò che la piccola Louise-Élisabeth disegnava dappertutto, sui muri della scuola non meno che sui suoi quaderni.
La bambina aveva circa otto anni quando suo padre, estasiato davanti a un suo disegno, le profetizzò un avvenire di pittrice. A undici anni fu tolta dal convento e riportata a vivere in famiglia. Si dice che all'epoca si vedesse brutta e sgraziata, ma sta di fatto che passati i quattordici anni divenne una delle donne più belle di Parigi.

Non so voi....ma oggi ho tanta voglia di Inghilterra!!






23 febbraio 2011

TERESA CASATI CONFALONIERI, amore e carboneria

(da 9Colonne)


La benda nera sull’occhio perso in guerra, sul petto dell’alta uniforme da generale luccicante di decorazioni anche la legion d’onore donatagli quattro anni prima, quando era ambasciatore austriaco a Parigi, da Napoleone. Lo stesso Napoleone che proprio in quel momento sta fuggendo attraverso la Francia, alla volta dell’Elba, con anch’egli indosso una uniforme austriaca, ma per non finire linciato. Lo stesso Napoleone della cui giovane moglie sposata per calcolo politico, Maria Luisa - figlia dell’imperatore d’Austria e nipote di Maria Antonietta -, si innamorerà tre mesi dopo, avuto l’incarico di sorvegliarla, da lei presto ricambiato. Quando, il 28 aprile 1814, il conte Adam Albert di Neipperg entra nel Teatro alla Scala, sfavillante della luce di centinaia di candele e delle preziose toilette delle dame, si solleva un boato di evviva ed applausi. Lo stesso boato che 18 anni prima aveva visto il teatro milanese accogliere lo spavaldo generale Bonaparte e ammirare la profonda scollatura della prima moglie Giuseppina di Beauharnais, poi ripudiata, che proprio in quei giorni del 1814 sta finendo i suoi giorni nel castello di Malmaison.


Victorian Love


 


  

Le memorie di Enrichetta Caracciolo

Misteri del chiostro napoletano: memorie, Firenze 1864.

Un estratto..
 
X. La professione

L’anno del noviziato fu per me un anno di calma, se non voglio dire di morale depressione. Morto il passato, estinto l’avvenire per me; le memorie un vano sogno: le speranze un delitto.

Enrichetta Caracciolo: monaca per forza, garibaldina per vocazione


Il 7 settembre 1860, nel Duomo di Napoli, mentre Garibaldi assisteva al Te Deum di ringraziamento per la fuga di Francesco II, una suora benedettina deponeva su un altare il suo nero velo di monaca. Quella suora, che era rimasta quasi schiacciata dalla folla nel tentativo di essere la prima donna di Napoli a stringere la mano al Generale, si chiamava Enrichetta Caracciolo.
Enrichetta nacque a Napoli nel 1821 da don Fabio Caracciolo di Forino, maresciallo dell’esercito napoletano, e da Teresa Cutelli, gentildonna palermitana. Era la quinta di sette figlie femmine, e questo segnò il suo destino, in una famiglia che per generazioni aveva monacato tutte le figlie femmine tranne le primogenite, ed in un’epoca in cui un articolo del codice civile consentiva espressamente ai genitori di rinchiudere le proprie figlie in istituti religiosi, a qualsiasi età. Nonostante la generazione di Enrichetta fosse la prima in cui questa prassi si incrinava (più di una delle sue sorelle si sposò), una serie di circostanze fecero sì che lei fosse destinata ad una monacazione forzata.

Alla morte del padre Enrichetta fu affidata, ancora adolescente, alla tutela della madre, che, avendo deciso di risposarsi, a sua insaputa iniziò le pratiche per introdurla nel monastero di San Gregorio Armeno di Napoli, dove già si trovavano due zie paterne della fanciulla. Nel 1841 Enrichetta pronunciò i voti solenni.

22 febbraio 2011

Grandi amori: Elizabeth Barret e Robert Browning

Lettera d'amore di Elizabeth Barret a Robert Browning

Finalmente nessuno potrà più separarci.
Ho conquistato il diritto di amarti apertamente, con un amore che gli altri definiscono
addirittura un 'dovere'...
Comunque, anche se fosse un 'peccato', ti amerei ugualmente!


Elizabeth, poetessa britannica, si innamora del poeta Robert Browning, di sei anni più giovane.
La lettera del 14 settembre 1846 testimonia che i due sono riusciti a sposarsi,
nonostante l'opposizione dei genitori.



Elizabeth Barrett Browning è stata una poetessa inglese.
Nacque nel 1806 a Durham. Visse un’infanzia privilegiata con i suoi undici fratelli. Il padre aveva fatto fortuna grazie a delle piantagioni di zucchero in Giamaica e aveva comprato una grande tenuta a Malvern Hills, dove Elizabeth trascorreva il tempo andando a cavallo e allestendo spettacoli teatrali con la sua famiglia.

Elizabeth, non ancora adulta, aveva già letto gli autori latini, Milton, Shakespeare e Dante. All’età di dodici anni scrisse un poema epico. La sua passione per i classici e i metafisici fu bilanciata da un forte spirito religioso.
Fra il 1832 e il 1837, a seguito di dissesti finanziari, la famiglia Barrett traslocò tre volte per poi sistemarsi definitivamente a Londra. Nel 1838 fu pubblicata la raccolta The Seraphim and Other Poems. Nello stesso periodo, Elizabeth Barrett ebbe gravi problemi di salute che la resero invalida agli arti inferiori e la costrinsero a restare in casa e a frequentare solo due o tre persone oltre ai familiari.

21 febbraio 2011

MARGARET FULLER, pioniera del giornalismo

Fu il tuo bacio, amore, a rendermi immortale.
(da Dryad Song)

Margaret Fuller è stata la prima donna corrispondente estera, ma è soprattutto una leggenda femminista per la sua passione politica, il suo impegno sociale e la sua vita anticonvenzionale.

Sarah Margaret Fuller nacque, prima di nove figli, il 23 maggio 1810 a Cambridgeport, vicino a Boston, nel Massacchussets, da Margaret Crane e Timothy Fuller. Il padre era un avvocato ed in seguito anche un importante uomo politico. Alla piccola Margaret, sin dall’infanzia, fu imposta una ferrea disciplina: per molte ore al giorno doveva studiare materie particolarmente difficili, non adatte alla sua età, come i classici latini e greci, che poi la sera doveva recitare al padre. Non sorprende che la Fuller racconti questo periodo definendosi "vittima di spettrali illusioni, incubi, mal di testa, sonnambulismo" e priva di "una infanzia naturale".

Negli anni dell'adolescenza Margaret frequentò la scuola per signorine di Miss Prescott a Groton, nel Massachusetts, dove i genitori speravano che la figlia apprendesse dei modi di fare più femminili ed adatti ad una signorina di buona famiglia. In realtà Margaret si sentiva diversa dalle sue compagne di classe, a causa del suo livello di istruzione, che era senz’altro superiore alla media. Le compagne la giudicavano arrogante e presto la isolarono dal gruppo, coprendola di ridicolo. A 15 anni Margaret decise di ritirarsi da questa scuola e, nel 1825 tornò a Cambridgeport. L’anno successivo entrò nella locale scuola privata.

19 febbraio 2011

Location

Ecco le foto di alcune bellissime location dei Period Drama a noi tanto cari!









18 febbraio 2011

Cristina Trivulzio di Belgioioso


Cristina è stata famosissima in vita e non solo in Italia. Celebrata anche dopo morta per decenni, grazie al suo apporto alla causa dell’Unità d’Italia, è oggi quasi sconosciuta. A Milano, dove il suo nome era noto a tutti, per la sua ricchezza, la bellezza, il coraggio e l’anticonformismo, è oggi ricordata con una via suburbana che porta a Pero, dopo lo svincolo autostradale di Roserio.

Cristina fu una bambina gracile e timida, ma già da giovanissima si dimostrò intrepida. Era nata in una famiglia nobile e ricca; suo padre morì quando lei aveva solo quattro anni e tuttavia la sua fu un’infanzia serena: la madre si risposò con Alessandro Visconti d’Aragona, ebbe altri quattro figli e Cristina ebbe buoni e affettuosi rapporti sia con il patrigno che con i fratellastri. Come si usava a quel tempo nelle famiglie nobili, non fu mandata a scuola e prese invece lezioni a casa. Determinante per la sua formazione fu il rapporto con l’insegnante di disegno, Ernesta Bisi, che per prima le fece intravedere idee nuove, e l’amicizia con Bianca Milesi: idee che venivano dalla Francia e che non piacevano neppure un po’ al potente nonno materno di Cristina, Gran Ciambellano dell’imperatore d’Austria.

A 16 anni Cristina rifiutò il matrimonio con un cugino triste e piagnucoloso e sposò invece, pur sconsigliata dagli amici, il principe Emilio di Belgioioso: che era bello, giovane, sifilitico e stava dilapidando allegramente il suo patrimonio. Per dare un’idea della ricchezza della famiglia Trivulzio, si pensi che Cristina portò in dote 400.000 lire austriache, calcolate oggi a 4 milioni di euro. Il matrimonio con Belgioioso durò poco, ma si dissolse pacificamente in un rapporto d’amicizia che durò tutta la vita.

Un pò di storia: la Contessa di Castiglione, femme fatale del Risorgimento


Tra le donne del Risorgimento la contessa di Castiglione fu certamente la più bella, la più intrigante e chiacchierata, la personificazione della vanità femminile. Una “statua di carne”, così l’aveva definita con una punta d’invidia la principessa di Metternich. Audace, altera e superba, di sé diceva: “è il mio carattere fiero, franco e libero che mi fa essere talvolta cruda e dura”. Mostrava con orgoglio agli ammiratori le mani seducenti e i piedi magnifici. Gli occhi di intenso verdazzurro dalle sfumature ametista, anche nel fuoco della passionalità più violenta tradivano una mente lucida e fredda.

USO' TUTTI I MEZZI - Virginia Oldoini, figlia del nobile marchese spezzino Filippo Oldoini e della fiorentina Isabella Lamporecchi, vide la luce a Firenze il 23 marzo 1837, anche se per civetteria non lo ammise mai. È passata alla storia per avere sedotto – un’astuzia del Conte di Cavour che le avrebbe detto “usate tutti i mezzi che vi pare, ma riuscite” - Napoleone III portandolo così a sostenere la causa dell’indipendenza italiana. Non aveva ancora 17 anni quando, il 9 gennaio 1854, “Nicchia” (così la chiamava Massimo d’Azeglio) divenne contessa di Castiglione, andando in sposa al conte Francesco Verasis di Castiglione Tinella e di Costigliole d’Asti, cugino di Cavour, assolutamente deciso a sposare la donna più bella d’Italia, nonostante sapesse di non essere ricambiato. Ne rimase sempre innamorato e, come tutti i mariti ingannati che si rispettino, disposto a ignorarne i tradimenti e ad assecondarne i costosi capricci, anche dopo la separazione legale, finché nel 1867 durante il corteo di nozze tra il principe Amedeo d’Aosta e la principessa Maria dal Pozzo della Cisterna, caduto da cavallo, morì travolto dalla carrozza reale.

17 febbraio 2011

Gioielli del XVIIII secolo

Era Georgiana
(1714-1837) – Sono fatti a mano e ogni pezzo ha una qualità unica. I gioielli Georgiani spesso raffigurano foglie, uccelli, fiori e altri soggetti ispirati alla natura. Possono anche includere pietre come diamanti rosa, corallo e preziosi topazi. Questi gioielli sono molto rari.

Prima età Vittoriana
(1837-1850) – Riflettono la natura attraverso design basati su flora e fauna, spesso incisi nel corso di complicati lavori a mano. Gioielli come medaglioni e fermagli erano molto popolari durante questo periodo, così come le gemme colorate e i diamanti.

Età Vittoriana intermedia
(1860-1880) – Questo periodo coincide con la morte del marito della Regina Vittoria, Albert, che la gettò in un periodo di lutto. Hanno un design sobrio e austero e sono conosciuti come gioielli del lutto, questi pezzi sono spesso realizzati con pietre scure e pesanti, come onice, ametista e granato rosso. Questo periodo è stato anche caratterizzato dalla scoperta di nuovi modi per utilizzare metalli e gemme in gioielleria, il che ispirò la realizzazione di pezzi più audaci e colorati, con motivi classici realizzati con mosaici, conchiglie, diaspro e ametista. Anche i temi Giapponesi hanno acquisito popolarità durante questo periodo.

Tarda età Vittoriana
(1885-1900) – I designer del periodo estetico usano diamanti e gemme dai colori femminili, come zaffiri, peridot e spinello. Le spille per cappelli erano popolari in questo periodo, dal momento che anche i cappelli erano un accessorio alla moda. Anche i motivi con le stelle, riprodotti su spille e fermagli, erano comuni nel periodo estetico.






16 febbraio 2011

Pride and Prejudice-mappa

Girovagando per la rete si trovano delle cosine proprio carine! Per chi ha bisogno di far chiarezza negli intrecci austeniani, cosa c'è di meglio di una pratica mappa?? ^_^

(cliccate sopra per ingrandire)

The Duchess

Visto ieri sera. Bellissimo film! Decisamente consigliato a chi non l'avesse ancora visto....

Sculpture Gallery

Una delle scene che mi colpisce di più ogni volta che rivedo l'ultima trasposizione cinematografica di Pride and Prejudice, quella con Keira Knightley per intenderci, è quella in cui Elizabeth si trova nella sala delle sculture di Pemberly.
Questa galleria esiste veramente, ed è quella di Chatsworth...
Wonderful!!






15 febbraio 2011

England, England and.... England!

Ci ha preso gusto, starete pensando!?? EEh lo so... ma d'altra parte il paeaggio fuori dalla finestra è quello che è, quindi urge consolarsi con un pò di belle immagini di bei posto, no??!! E poi sembrate gradire, quidni ecco a voi.... :-)







14 febbraio 2011

Return to England









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